16 maggio 1755.
Muore a Cuneo un certo Barone di Leutrum. Poco tempo dopo i cuneesi
gli dedicano la canzone `Baron Litron’. Chi era questo personaggio? Karl Sigmund Friedrich Wilhelm von Leutrum era un generale tedesco al
servizio dell’esercito sabaudo, noto per le sue doti strategiche e
la sua proverbiale incorruttibilità. E se diamo credito al
soprannome, anche per la sua passione per il vino. Dopo esemplari
gesta militari, che gli valsero il titolo di Maggior Generale, fu
nominato governatore di Cuneo, che ai tempi era, dopo Torino, la
prima piazza nel paese per numero di cannoni ordinari e munizioni.
Qui, nel 1744, nel pieno della Guerra di secessione austriaca,
dovette difendere la città da un esercito franco-spagnolo.
La sua abilità
nell’organizzare la resistenza fu straordinaria. La città fu
divisa in undici quartieri, i cuneesi dovettero consolidare le loro
case con opere difensive, preparare riserve di acqua e viveri,
nascondere i materiali infiammabili. Fu poi organizzato un servizio
antincendio, San Francesco fu trasformata in ospedale, i portici in
dormitori e magazzini per le truppe e le cantine divennero un rifugio
per vecchi e bambini durante i bombardamenti.
La strategia con i
nemici fu sublime. Persuase i suoi amici valdesi in alta valle a
scatenare la guerriglia alle spalle dei francesi, disturbandone i
rifornimenti. Inoltre, consapevole di avere dei potenziali disertori
nei battaglioni sabaudi, in gran parte mercenari stranieri, mandò
quei reparti fuori Cuneo in pattuglia, con lo scopo di liberarsene
prima che i nemici arrivassero. I fatti gli diedero ragione:
disertarono in 240. Ma poteva ancora disporre di un migliaio di
volontari reclutati a Mondovì. Dopo quaranta giorni di resistenza ai
bombardamenti, i nemici si ritirarono. Leutrum ottenne la promozione
a luogotenente generale di fanteria, uno stipendio da favola e
l’affetto di tutti i cuneesi.
Ma non è di guerra
che la canzone vuole raccontare. Qui si parla invece del tentativo da
parte di Carlo Emanuele III, detto Carlin, di convertire il Barone
prima che morisse. Il Leutrum era, infatti, protestante. E Carlin
cattolico devoto, per non dire bigotto.
La presenza di un
protestante in Piemonte non sorprende. Sin dai primi anni del ducato
di Emanuele Filiberto I di Savoia, nella seconda metà del ‘600,
Cuneo si era misurata con la diffusione delle idee riformate,
attirando l’attenzione delle autorità politiche ed ecclesiastiche.
Il duca stesso caldeggiò la creazione della diocesi di Cuneo, nella
sua fervida attività di Controriformatore, ma ciò non accadde per
l’opposizione del vescovo di Mondovì , che non volle cedere una
parte della sua giurisdizione. Le cose non cambiarono neanche più
tardi: un censimento fatto nel 1758 degli edifici religiosi a Cuneo
rivela che la loro percentuale sul territorio era nettamente più
bassa rispetto ad altri centri (appena un sesto, mentre a Novara
costituivano un terzo).
La scarsa presenza
di ecclesiastici sul territorio facilitò la diffusione di dottrine
eterodosse. Nel Cinquecento, le vallate cuneesi videro fiorire
comunità di catari e valdesi, luterani e calvinisti, anche in
conseguenza del passaggio frequente di truppe con componenti di credo
luterano e ugonotto.
Furono proprio i
militari, svizzeri o tedeschi, al servizio di Torino che
preoccuparono maggiormente le autorità ecclesiastiche. Il
governatore della città ricevette frequenti lamentele da parte del
clero per una presunta eccessiva libertà concessa ai membri
dell’esercito. Nel 1740 il vicario episcopale monregalese inviò a
Torino una relazione in cui si accusavano gli ufficiali “eretici”
di insidiare “l’onestà delle zitelle” e di disprezzare le
processioni del Corpus Domini. La questione fu però posta a tacere
dopo l’intervento del governatore, del comandante e di alcuni conti
che negarono le accuse.
Torniamo dunque al
nostro Leutrum. La canzone ricorda che il barone rifiutò fino
all’ultimo la conversione al cattolicesimo, nonostante il re Carlin
si fosse espressamente recato da lui per offrirgli il collare
dell’Annunziata, il più ambito titolo cavalleresco negli stati
Sabaudi. - Baron Litron, s't'ài da murì, ò veus-to nen che ti
batezo? Faria vënì 'l vësco 'd' Turin, mi servirìa për tò
parin. Litron, incorruttibile anche dinanzi a “dl’or a dl’arzan”,
risponde: “ Sia ringrassià vòstra coron-a. Mi peuss mai pi ruvé
a tant: ò bon barbet, ò bon cristian”.
La salma del barone
fu trasportata in Val di Luserna, e seppellita nel tempio valdese,
detto il Ciabas, poco distante da Torre di Luserna. Sulla tomba
doveva essere posta un’iscrizione che però non giunse a
destinazione perché si ruppe, così pare, durante il trasporto e non
fu mai collocata al suo posto. Fu solo nel 1920 che il barone
ricevette la sua lapide, il cui testo fu salvato da un documento
negli archivi del regno. Ma il suo ricordo rimane ancora vivo grazie
ad una canzone.
Paola Olivetti
Riasch Giurnal n. 10, maggio / giugno 2011
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